Qui Non È Il Paradiso
Regia di: Gianluca Maria Tavarelli
Musiche di: Ezio Bosso
Marzo 2000
Prendi i soldi, e scappa verso un’altra vita. Una vita diversa. Una vita senza sveglia mattutina, senza routine sul lavoro brutto, senza alimenti da pagare all’ex moglie, senza doveri. Una vita spericolata. Una vita tropicale: sabbia bianca, acqua trasparente, palme, caldo, long drinks colorati, libertà, languore. Come nei film precedenti, il regista Gianluca Maria Tavarelli, torinese, 36 anni, sa mettere insieme in Qui non è il Paradiso sogno perenne, velleità contemporanea, criminalità diffusa, mescolando i generi: descrizione della rapina astuta e perfetta, delle indagini condotte per prendere i colpevoli, dei personaggi come simboli sociali. Girato con asciutta bravura tra una Torino anonima e la campagna di Bussoleno, scandito da scritte, capace d’intrecciare molto bene fatti e investigazione sui fatti, rafforzato da un finale feroce, il film, storia di due stronzi che fanno una vita al di sopra delle loro possibilità, è assai riuscito, innestato nel presente italiano con intelligenza ed efficacia inconsuete. Un episodio di cronaca nera avvenuto a Torino nel 1996, una rapina compiuta da dipendenti delle Poste ai danni della loro azienda, ispira la vicenda ben raccontata, giudicata senza moralismi schematici: “Non c’è niente di male nel voler cambiare la propria vita. Dipende dai mezzi”. Tutti vorrebbero vivere da ricchi, in Italia. Tutti sono ragionevolmente scontenti dell’esistenza che conducono. Milioni di italiani tentano di cambiarla giocando d’azzardo a Lotto, lotterie, Superenalotto eccetera. Centinaia di migliaia di italiani tentano di cambiarla lavorando illegalmente, truffando, evadendo le tasse. Migliaia di italiani ci provano con la delinquenza: tra questi è il protagonista del film Fabrizio Gifuni, autista delle Poste, piccolo poeta, giocatore di calcetto, sognatore dei Caraibi, che insieme con un amico e con la complicità di altri compie la rapina. Il caso e le indagini relative inducono a riflettere sulla società nostra, sulle persone normali che compiono repentinamente atti efferati, sul vuoto esistenziale, sulla sete di vita che può portare a morte: il titolo lezioso e furbetto non corrisponde alla durezza forte del film. Fabrizio Gifuni è bravo e Antonio Catania molto bravo, contenuto e dolente, come commissario di polizia; Valerio Binasco è perfetto nell’esprimere il velleitarismo e la mediocrità piccoloborghese; benissimo diretti, sono una rivelazione nelle loro brevi parti Adriano Pappalardo e Ugo Conti, l’amico di Abatantuono.(La Stampa)
Cast: Fabrizio Gifuni, Antonio Catania, Valerio Binasco, Erika Bernardi, Ugo Conti.
Aspetto Artistico
Musiche di:
Ezio Bosso
Regia di:
Gianluca Maria Tavarelli
Editore:
Cecchi Gori
Orchestra:
AMIT
Orchestra Contractor:
Angelo Giovagnoli
Aspetto Tecnico
Tecnico del Suono:
Goffredo Gibellini
Assistente di Registrazione:
Mauro Rea
Assistente di Missaggio:
Stefano Genovese
Studio di Registrazione:
Sonic Recording Studio – Roma
Organico:
01 Viola
01 Violoncello
01 Contrabbasso
01 Pianoforte
01 Flauto
01 Corno
01 Sassofono
01 Fagotto
01 Chitarra
01 Percussioni